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Øresund Bridge: l'Europa senza frontiere

Aggiornamento: 6 mag 2020

Abbattere muri e costruire ponti: i concetti della rivoluzione digitale nel mondo reale.


"Non si capisce molto della rivoluzione digitale se non si ricorda che i nonni di quelli che la iniziarono avevano combattuto una guerra in cui milioni di uomini erano morti per difendere la fissità di un confine o nel tentativo di spostarlo di qualche chilometro, alle volte di qualche centinaio di metri.

Pochi anni dopo, l’isolamento cieco delle èlite, l’immobilismo culturale dei popoli e il ristagno piombato delle informazioni avevano portato i loro padri a vivere in un mondo in cui si poteva fare Auschwitz senza che nessuno lo sapesse, e sganciare una bomba atomica senza che la riflessione sull’opportunità di farlo riguardasse più di una manciata di persone.

Chiunque abbia visto il ‘900, sa che non fu un incidente, ma la deduzione logica da un certo sistema di pensiero.

Poteva girare meglio, ma se lasciavi andare quel tipo di civiltà fino in fondo ai suoi principi, facilmenti ti ritrovavi in un macello come quello novecentesco. Cosa poteva salvarti?

Rimettere tutto in movimento. Boicottare i confini, tirare giù tutti i muri, allestire un unico spazio aperto in cui ogni cosa era chiamata a circolare.” (Alessandro Baricco – The Game).

Questo era il mondo a cui pensavano, più o meno consapevolmente, i vari Gates, Jobs, Bezos, Brin, Page o il professor Tim Bernes-Lee quando lasciò al mondo, gratuitamente, il brevetto per l’ultilizzo del World Wide Web.

Rimettere tutto in movimento, eliminare le barriere, costruire ponti virtuali che consentissero di connettere le menti di tutto il mondo attraverso una rete veloce che permettesse di annulare l’intemediazione delle lobby e delle èlite.

L’essenza di questa umanità aumentata, prodotta dall’oltremondo virtuale, ha ovviamente contaminato anche il mondo reale e i ponti, per connettere persone e territori, hanno cominciato a essere progetti predominanti rispetto all’esigenza di muri per proteggere i confini.

Un viaggio in auto sul ponte sull'’Øresund, lo stretto che separa l’isola di Sjælland, in Danimarca, e la Svezia, restituisce la percezione esatta di questo modo di stare al mondo. Con i suoi 15,9 km è il ponte strallato più lungo d’Europa, ed è formato da un’autostrada e da una ferrovia a doppio binario che sorvolano lo stretto e l’isola artificiale di Peberholm, dopo la quale proseguono in un tunnel sotterraneo per poi riemergere vicino all’aeroporto Kastrup di Copenaghen. Le due città di Copenaghen e Malmö sono congiunte proprio grazie a questo ponte, formando la regione dell’Øresund.







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