Porto e la Valle del Douro
- Roxane
- 28 mar 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 31 mar 2020
Dalla foce del Douro partì il nostro viaggio. Controcorrente seguiamo il fiume che attraversa la Penisola Iberica: Duero in Spagna, Douro in Portogallo. Lo stesso fiume che porta due nomi. Mi chiedo, come si chiedeva Saramago, se i pesci che lo abitano sanno di trovarsi in due separate nazioni. “Eu sou um peixe”. “Yo soy un pez”. Chissà se è mai capitato.
Dove ci troviamo ora, il Douro si tuffa nell’oceano accompagnato da file di case variopinte. Porto è uno spettacolo agli occhi del viaggiatore e un rifugio per il navigante che arriva dal mare aperto. Poggiate sull’acqua, come se fossero sempre state lì, le antiche imbarcazioni salutano i turisti; alcuni vengono ospitati a bordo; altri le guardano da lontano, immaginando il tempo in cui le uniche barche a sondare quelle acque erano di legno, mosse dai remi, ed erano necessarie, trasportando cibo, vino e altre mercanzie. Vi sono più piani dai quali si può osservare la spettacolare foce del Douro: dai 41 metri del “Ponte Dom Luís I”, la cui parte superiore è raggiungibile anche grazie alla “Funicular dos Guindais”, ai 61 metri del “Ponte Maria Pia”. Da qualsiasi punto si guardi la città, che sia dalle sponde del Douro o dall’alto del “Jardim do Morro”, si riuscirà sempre ad apprezzare l’ingegno delle costruzioni e l’armonia dell’ampio fiume che si perde nell’orizzonte.

Ci vuole pochissimo a incontrare il passato, quando si viaggia controcorrente.
Risalendo il fiume, attraverso incredibili distese di vigneti, si nota la geometria e il grande lavoro svolto dall'uomo per "addomesticare" quel territorio. Da questa terra paziente, curata e organizzata, nascono anni di storia, che magari potete scoprire visitando il Museo del Douro sulla Produzione del Vino Locale.
Ammirando quei luoghi, li osservavo avidamente cercando di stamparmeli nella memoria, per non perdere quella sensazione di semplicità, naturalezza e tranquillità. Sensazioni che, ogni come oggi, è difficile trovare in qualsiasi posto del mondo. Pensai quindi a quanto sarebbe stato bello, se quel luogo fosse rimasto così: diverso dal mondo, lontano da quello a cui siamo abituati; che non si fosse invischiato con il nostro, di mondo. Lo penso ancora. Penso che quel posto debba continuare a far valere le proprie radici, nel senso sia figurato che letterale del termine. Alle radici viene associata la nostra cultura, i nostri modi di vivere, pensare, scrivere; le nostre abitudini e le nostre organizzazioni sociali, il modo in cui ci rapportiamo con il nostro territorio, con la nostra fauna e con la nostra flora.
La nostra geografia fa parte della nostra storia, e i paesaggi e i piccoli paesi del Portogallo, dalla foce alla fonte del Douro, raccontano molto più di quanto non possa fare un museo.
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